partire dal mese di Gennaio, la pandemia che ha visto il cosiddetto coronavirus imperversare in tutto il mondo, ha scatenato diverse preoccupazioni e interrogativi che possono rendere difficile capire quanto sia effettivamente pericoloso continuare con le normali abitudini quotidiane. In Italia, fra queste si annovera anche il consumo di acqua, sia in bottiglia che proveniente dagli acquedotti, un gesto normale che, dalla diffusione del virus, è stato preso in esame per capire se non ci sia veramente alcun rischio.
Durante la fase 2 indetta dal ministero della salute sono state promulgate alcune misure di contenimento come il distanziamento sociale, ma fra le linee guida si fa anche riferimento a come occorre agire in caso di presenza di coronavirus nell’acqua? Per riuscire a destreggiarsi tra diversi provvedimenti e comprendere appieno le problematiche legate ad acque reflue e alle acque di scarico o all’utilizzo dei servizi igienici è necessario affrontare l’argomento in maniera razionale, senza lasciarsi contagiare dal terrore delle malattie infettive che viene tanto sfruttato dalle fake news. E, come prima certezza per tenersi al sicuro, mai dimenticarsi di utilizzare spesso acqua e sapone.
Che cosa si intende per Covid-19?
l nome utilizzato per classificare questa malattia è SARS-CoV-2, in quanto fa parte dello stesso ceppo di altri virus SARS come quello comunemente conosciuto come “virus dei polli”, o “aviaria”, che aveva fatto la sua comparsa alcuni anni fa senza, però, provocare una pandemia a livello globale. Questa definizione serve per identificare una trasmissione virulenta che si origina da diverse specie di animali per poi trasferirsi ad altri organismi, come, purtroppo, gli uomini. Il ceppo del coronavirus può essere definito anche come COVID-19, una definizione che deve essere scomposta in più parti: CO, corona, VI, virus, D disease (malattia in inglese) e 19, ovvero l’anno della comparsa dei primi casi che hanno colpito originariamente animali. Questo microrganismo virulento può portare a diverse complicazioni per il sistema immunitario umano: la sua azione dannosa prevede conseguenze “leggere” come raffreddore, tosse e mal di gola, che nei casi più estremi si trasformano in polmonite, febbre alta e problematiche respiratorie. Le fasce della popolazione più a rischio in caso di contagio sono perciò gli over 60, gli immunodepressi e chi soffre già di patologie pregresse al tratto respiratorio, come asma e rinite allergica, oppure ipertensione. Il raggio d’azione di questa malattia è piuttosto ampio: la diffusione dei bacilli è causata principalmente dalle cosiddette droplets, ovvero le goccioline di saliva che si spargono per l’ambiente quando si è soggetti a un colpo di tosse o si starnutisce, oppure tutte le volte che si sparge il fiato anche solo banalmente parlando. È ancora incerta l’effettiva sopravvivenza dei bacilli sulle superfici di oggetti inanimati, anche se gli ultimi studi mostrano una come piani plastici o vetrosi siano, per ora, immuni all’azione del virus. Tuttavia, una delle preoccupazioni più gravi è quella che riguarda l’acqua da bere in tutte le sue forme, da quella in bottiglia a quella che proviene dall’acquedotto.
Le fake news, uno strumento dannoso da cui difendersi
Come purtroppo succede spesso in situazioni di emergenza, la diffusione del COVID-19 ha dato adito a una valanga di disinformazione promulgata per vendere più quotidiani oppure per assicurarsi più click su un sito web. Le fake news sulla presenza del coronavirus in acqua si sono susseguite fin dalle prime fasi del contagio, con affermazioni esagerate e, addirittura, ridicole. Una delle più diffuse vede l’acqua in bottiglia come l’unico tipo di liquido da consumare senza paura della malattia, anche se non ci sono studi che provino l’effettiva verità di questa credenza. E, naturalmente, molte notizie false hanno “demonizzato” l’acqua potabile del rubinetto, già soggetta normalmente a tanti falsi luoghi comuni, individuandola come hotspot per l’accumulo e la trasmissione dei pericolosi batteri.
Non è tutto: l’acqua e il suo rapporto con il coronavirus sono stati oggetto di fake news anche per quello che riguarda eventuali effetti “miracolosi” che la stessa avrebbe, in questo caso, sull’organismo. Non è messo in dubbio che bere acqua faccia bene alla salute, ma per quello che riguarda l’eliminazione del virus non bisogna prestare orecchio a quegli articoli che indicano di bere acqua ogni quarto d’ora per essere protetti o peggio, a chi afferma che la malattia si possa sconfiggere bevendo acqua e composti a base di candeggina che, se non altro, costituiscono un rischio in più anche per gli individui sani.
COVID-19 e acqua potabile: tutto quello che c’è da sapere
Come afferma l’Istituto Superiore della Sanità (ISS) non c’è motivo di temere di contrarre il virus attraverso il consumo dell’acqua del rubinetto, che in virtù della sua provenienza (l’acquedotto pubblico) è sottoposta a continui controlli. Inoltre, l’utilizzo dei moderni sistemi di depurazione delle acque domestiche permette, grazie all’azione filtrante prevista durante il passaggio dalle tubature al bicchiere, di trattenere batteri e impurità ben lontani dall’organismo di chi consuma acqua. In particolare, i sistemi di depurazione a osmosi inversa come OsmoHYDRA permettono di ridurre la penetrazione di batteri nell’acqua da bere, grazie all’utilizzo della membrana osmotica: la miscela ottenuta, chiamata permeato, non presenta dunque alcun rischio per chi desidera bere acqua direttamente dal rubinetto di casa.
Insomma, nessuna paura per la potenziale pericolosità delle acque potabili filtrate con i sistemi a osmosi inversa, più che sufficienti per un’ottima protezione da un eventuale contagio partendo già nella propria abitazione.
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