Le microplastiche: il pericolo più grande derivato dall’acqua in bottiglia
n questi ultimi anni il problema legato all’inquinamento sta diventando sempre più gravoso, e sta intaccando non solo le città in cui viviamo, ma tutto il mondo, dove si stanno risentendo degli effetti dei rifiuti smaltiti nella maniera incorretta sia a livello di decoro urbano che per il loro impatto sull’atmosfera. Oggi, purtroppo, è innegabile evidenziare quanto il livello di rifiuti che produciamo possa creare emissioni talmente dannose da aver provocato un’eccessiva quantità di gas serra, uno dei fattori chiave che rende così sentito il riscaldamento globale.
Tuttavia, non tutti hanno ben presente anche la pericolosità della plastica, un materiale sì riciclabile, ma anche estremamente resistente che, se disperso nell’ambiente, può contaminarlo anche per centinaia di anni prima di degradarsi del tutto. Inoltre, il processo di degradazione rilascia diverse sostanze dannose per l’ecosistema, e naturalmente anche per l’uomo. In particolare, negli ultimi anni si sta studiando l’effetto delle cosiddette microplastiche, un risultato della degradazione del PET che, al contrario di quello che potrebbe far pensare il nome, presentano enormi rischi per la salute dell’ambiente. In questo articolo vedremo come vengono prodotte e quali possono essere i rischi per l’uomo.
I luoghi contaminati dalla plastica
Purtroppo, non è difficile trovare delle prove concrete riguardo alla gravità dell’inquinamento anche nei fiumi o nei mari delle nostre città. Basta fare una passeggiata per accorgersi che in questi corpi d’acqua si potranno trovare bottiglie, borse o altri oggetti di plastica abbandonati lasciati lì da qualche consumatore maleducato. Per questo motivo è facile immaginare quanto questo problema da fastidioso possa diventare disastroso una volta applicato a scala mondiale, aggiungendo anche i rifiuti scaricati dall’industria della plastica che, purtroppo, non sempre è virtuosa nello smaltimento dei suoi prodotti.
Per questo motivo nell’Oceano Pacifico si è formata una vera e propria isola di rifiuti plastici, chiamata Great Pacific Garbage Patch, letteralmente “la grande chiazza di rifiuti del Pacifico”. La presenza di quest’isola è un risultato altamente allarmante delle conseguenze di quanto la plastica non smaltita possa avere un impatto dannoso sull’ambiente: la degradazione delle bottiglie e degli altri oggetti che compongono questo corpo fluttuante intaccano le acque e gli animali che ci vivono, compresi pesci e uccelli marini, e arrivando addirittura a influenzare la qualità del sale. Sono diversi gli studi, infatti, che testimoniano quanto le microplastiche siano presenti addirittura sulla nostra tavola.
Le microplastiche più diffuse nell’acqua
Se i dati che si possono trovare riferiti a pesce e acque marine non sempre vengono presi con la dovuta attenzione, quelli legati alla presenza di microplastiche nell’acqua potabile sono spesso nascosti, o non propagati. Eppure, il rischio che corriamo è molto elevato: sempre a livello scientifico si è dimostrato come, in nove paesi diversi, la maggior parte delle marche di acqua in bottiglia presentino differenti quantità di microplastiche, spesso molto piccole, anche se il valore, in certi casi, può anche aumentare drasticamente. Ecco quali sono le sostanze che ritornano più spesso nelle relazioni di studi compiuti dalle università e dagli istituti di ricerca:
– Nylon: conosciuto come fibra semitessile molto resistente ed elastica, si tratta di una microplastica artificiale che si può generare dalle bottiglie o da altri oggetti in PET e simili.
– Polipropilene: è la sostanza che costituisce la maggior parte dei tappi di bottiglia. Può raggiungere anche delle dimensioni piuttosto grandi, e per questo motivo rappresentano una delle sostanze più potenzialmente dannose per l’organismo dei viventi.
Lo studio sulle microplastiche è ancora agli inizi, e non è facile rintracciare con esattezza tutte le sostanze che sono presenti nelle acque che beviamo ogni giorno: per questo motivo è necessario sviluppare una corretta consapevolezza nel consumatore.
Gli effetti delle microplastiche sull’organismo umano
Questa informazione deve focalizzarsi soprattutto sulle potenziali conseguenze che le microplastiche hanno sul nostro organismo, in quanto l’acqua è una sostanza che, per forza di cose, dev’essere consumata in grandi quantità per un corretto funzionamento del nostro corpo. Il problema principale delle microplastiche è che sono idrofobiche, e per questo motivo non vengono intaccate dall’acqua ma, al contrario, possono assorbire una grande varietà di sostanze dannose, anche quelle più grandi, che possono essere inglobate, per esempio, dal polipropilene. Insomma, si può capire perché le microplastiche siano delle piccole “bombe orologeria” che, a seguito di un gesto apparentemente innocuo come bere un bicchiere d’acqua, possono creare problemi a persone di ogni età. La cosa più preoccupante è che non si conoscono ancora perfettamente tutti i rischi legati all’assunzione di microplastiche, e in questo modo si rischia di continuare a propagare sostanze senza una giusta comprensione dei danni. L’unico modo per essere totalmente sicuri di avere un’acqua pura al 100% è ricorrere a dei depuratori che possano filtrare le microplastiche in maniera efficace e sicura: grazie ai filtri in commercio si potrà bere l’acqua del proprio rubinetto senza pensieri.
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