Gli acquedotti sono da diversi anni oggetto di esami e indagini scientifiche per definire quanto l’acqua che lì viene trasportata sia idonea al consumo umano. In particolare, viene misurata la quantità di metalli pesanti nelle acque per capire se ci possono essere potenziali pericoli per l’organismo di un futuro consumatore, o più semplicemente per testare se il sapore dell’acqua potabile possa essere influenzato negativamente dalla presenza di sostanze nocive di vario tipo.
I metalli pesanti sono sostanze che possono danneggiare la nostra salute anche quando sono presenti in piccole dosi. Elementi come cadmio, mercurio e rame sono deleterie per l’organismo umano quando vengono accumulati in maniera incondizionata, in quanto non vengono distrutte e rischiano così di interferire con le normali funzioni vitali.
Molti di questi rappresentano componenti già presenti nel nostro corpo in minima quantità, che va monitorata con attenzione per evitare che porti a squilibri e problematiche negli organi come reni e polmoni. Per questo motivo l’acqua potabile dell’acquedotto viene trattata in diverse fasi, che vedremo nel dettaglio nei prossimi paragrafi. Queste sono:
- captazione e trasporto all’impianto di potabilizzazione;
- trasferimento dall’impianto di potabilizzazione al contatore;
- trasporto dal contatore al rubinetto di casa.
I trattamenti per la potabilizzazione
Le problematiche legati ai metalli pesanti nelle acque iniziano paradossalmente proprio nell’impianto che cura la potabilizzazione dell’acqua. Tramite la captazione le sostanze come manganese, ferro e alluminio vengono teoricamente ridotte, ma il metodo utilizzato varia da impianto a impianto e, purtroppo, non sempre garantisce una purificazione accurata.
Per esempio, uno dei trattamenti più utilizzati vede l’ossidazione delle sostanze tramite il permanganato di potassio, operazione che consente di rimuovere ferro e manganese. Altrimenti, è possibile ricorrere anche alla flocculazione con policloruro di alluminio, anche se in questo modo si possono incrementare la quantità di sostanze indesiderate di altra natura. In particolare, per la flocculazione con l’alluminio è abbastanza semplice immaginare che lo stesso elemento può rimanere nelle acque in quantità eccessive nel caso il prodotto finale non venga depurato a dovere.
L’alluminio è una sostanza altamente dannosa per l’organismo, e anche nel migliore dei casi può creare un grande problema per via del sapore sgradevole che dona all’acqua del rubinetto.
Il trattamento di potabilizzazione di solito è focalizzato per depurare al massimo il liquido, ma questo varia da impianto a impianto, e non in tutti i casi si possono ottenere delle acque sicure al 100% o perfettamente potabili.
I problemi della rete idrica e quelli fra le mura di casa
Quando l’acqua dall’impianto di potabilizzazione entra in quello di distribuzione si possono creare delle altre problematiche legate alla corrosione delle tubature. L’azione dell’acqua corrente, infatti, è a lungo andare deleteria su tubature e componenti plastiche o metalliche, e non è difficile capire che, durante il processo di degradazione, ci possano essere delle contaminazioni aggiuntive che rendono l’acqua che arriva al contatore domestico ancora meno adatta al consumo umano (anche se i valori raramente superano le soglie di pericolosità). Di nuovo, questo non è comune a tutte le zone, ma mina la sicurezza dell’acqua di casa.
Dal contatore fino al rubinetto si hanno le cosiddette variazioni dell’ultimo miglio, quello costituito dalle tubature del palazzo o dell’immobile dove si vive. A seguito dell’utilizzo di tubi datati in rame o piombo, oppure a cause di incrostazioni di calcare in caso di scarsa pulizia l’acqua potabile può assumere un gusto non particolarmente gradevole (il classico sapore “metallico” tipo delle vecchie case), con un conseguentemente peggioramento anche delle proprietà benefiche del liquido. Inoltre, un impianto poco curato può diventare terreno fertile per eventuali colonie batteriche che, se non efficacemente contrastate, possono portare a conseguenze non gradite.
Si può migliorare la qualità dell’acqua del rubinetto?
Considerate le possibili contaminazioni legate al percorso dell’acqua potabile è normale chiedersi se si possa fare qualcosa per rendere più sicuro il liquido che esce dal rubinetto di casa.
Fortunatamente sono disponibili diversi dispositivi che, installati vicino a tubature e rubinetterie, permettono di ottenere un’acqua pura e totalmente sicura da bere. Si possono utilizzare i cosiddetti filtri nelle più diverse tipologie, come quello ad osmosi inversa o quello ai carboni attivi; a seconda del tipo che si sceglie è possibile limitare la quantità dei metalli pesanti o impedire che i batteri passino attraverso il rubinetto, eliminando così ogni rischio per la salute.
Non solo: con il giusto filtro l’acqua di casa può acquistare un gusto fresco, senza dover più sentire sgradevoli sentori metallici o vedere perdite colorate gialle o rosse (tipiche degli impianti molto rovinati in rame o piombo).
Un altro dispositivo da utilizzare è l’addolcitore d’acqua, che permette di sostituire elementi come manganese e calcio con il sodio, rendendo il liquido meno aggressivo sulla pelle e sulle tubature, dove non si avranno più problemi legati alla formazione dei depositi calcarei che danneggiano anche elettrodomestici come lavatrici e lavastoviglie.
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