L’importanza del pH dell’acqua potabile
Conoscere il pH dell’acqua potabile è uno dei metodi più efficaci per valutarne l’effettiva qualità. Questo parametro è uno dei più importanti quando si tratta di effettuare analisi sull’acqua del rubinetto per capire gli effetti che potranno avere sull’organismo umano o, più semplicemente, sulle tubature dell’impianto idraulico. Il pH, infatti, è uno dei fattori che possono precisare il potere corrosivo dell’acqua proveniente dall’acquedotto, e la presenza di variazioni evidenti nella scala di valori legata allo stesso possono essere indice di una migliore o peggiore qualità del liquido.
Non solo: conoscere il pH dell’acqua potabile è un modo per monitorare anche il viaggio compiuto da questa nell’ambiente naturale, dove si trova a contatto con rocce e terreni delle falde acquifere che possono essere contraddistinte da un livello più alto di alcalinità o basicità.
Per capire quale sia l’effettiva portata del pH approfondiremo il significato di questo valore e parleremo degli effetti che ha sulla qualità dell’acqua potabile.
Che cos’è e come misurare il pH dell’acqua
Da un punto di vista prettamente scientifico, il pH è un valore che indica la precisa concentrazione di ioni idrogeno (H+) in una soluzione, indicando in questo modo le sue proprietà incrostanti o corrosive. L’acqua stessa è una soluzione, pertanto anch’essa può essere corrosiva o creare incrostazioni: più precisamente, la quantità di ioni idrogeno in questo liquido (considerando la sua versione più “pura”) è uguale a quella degli ioni cosiddetti OH-, raggiungendo a 25°C un valore del pH pari a 7, ovvero la neutralità della soluzione.
Il pH neutro è lo stesso che si può trovare nei dispositivi per l’igiene personale come il sapone, ed è indicato in quanto non rischia di provocare danni agli organismi biologici, a patto che questi non richiedano un ambiente più acido o basico, come può succedere nel caso di alcuni vegetali. La neutralità del pH in natura non sempre è comune, anzi: la stessa acqua che scorre nelle falde sotterranee o nei fiumi presenta dei valori differenti, in quanto “trasporta” gli ioni idrogeno da rocce e terreni nella propria composizione. È per questo motivo che, a seconda del luogo, l’acqua corrente non trattata può apparire differente da quella presente nelle nostre case..
La differenza del pH fra le acque presenti in natura è talmente varia che si preferisce parlare di parlare di soluzioni acquose: queste possono essere acide (valori da 0 a 7), basiche (da 7 a 14) e, naturalmente, neutre (7). Qualche esempio: le acque sotterranee i valori del pH cadono nella curva acida (generalmente 6,5-8,5) in quanto i terreni presentano minerali come i solfuri, principali produttori dell’acido solforico. Invece, le acque di superficie o di sorgente presentano valori più basici per una preponderante presenza di calcio.
Gli effetti del pH sugli impianti e sull’organismo umano
La variazione del pH delle acque potabili può avere alcuni effetti a livello tecnologico ma, fortunatamente, non ne ha sul corpo umano. Vediamo i principali:
- Corrosione e incrostazione degli acquedotti: le acque basiche o le acque acide possono influire sulle tubature degli impianti di distribuzione. Si parla di corrosione quando si misura una grande basicità, con conseguente danneggiamento dei tubi e potenziale rilascio di metalli pesanti nelle acque correnti, mentre in caso di un’alta acidità si può verificare il fenomeno opposto, l’incrostazione, che forma fastidiosi depositi capaci di impedire il passaggio del liquido.
- Innesco di reazioni chimiche: il corretto valore del pH in una soluzione acquosa è particolarmente importante per innescare correttamente delle reazioni chimiche che possono rendere il liquido più puro o igienizzato. Per esempio, nelle piscine e negli acquedotti, dove è necessario assicurare un’acqua idonea al nuoto o, nel secondo caso, al consumo umano, è possibile utilizzare alcune sostanze che aumentano o abbassano il pH delle soluzioni per rendere perfettamente reattive a elementi disinfettanti.
- Effetti sul corpo umano: contrariamente a quanto si possa pensare, le variazioni del pH delle soluzioni acquose non creano particolari danni al sistema digerente dell’uomo, che è dotato per natura di un sistema “a tampone” che stabilizza automaticamente i valori a uno stato di neutralità. Nessun problema, quindi, per il consumo di acqua del rubinetto con valori di acidità fra 4 e 5, di solito raggiunti a causa della gasatura tramite impianti domestici per le acque destinate al consumo umano. L’aggiunta di anidride carbonica, infatti, abbassa molto i livelli degli ioni idrogeno nell’acqua, senza renderla però nociva e, anzi, permettendo che la soluzione acquosa risulti più gradevole e facilmente digeribile.
Conoscere gli effetti del pH dell’acqua potabile è necessario anche per non farsi ingannare da chi decanta delle proprietà benefiche di un’acqua solo perché questa presenta un’alta alcalinità: di recente, infatti, sono molti i produttori di questa variante che hanno cercato di attribuirle vantaggi inesistenti, in quanto il valore del pH torna al suo stato di neutralità grazie al sistema tampone presente nell’organismo.
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