ontano dalle mode passeggere e dai ristoranti "instagrammabili", si trova un luogo che racconta il Giappone in modo autentico e sincero. Si chiama Izakaya Luca e, più che un semplice ristorante, è una piccola trattoria giapponese dove ogni piatto è frutto di ricerca, passione e viaggio. Alla guida del locale c’è Gianluca Zambotto, fisico di formazione, chef per vocazione e innamorato del ramen e della cultura nipponica.
Con una cucina che va oltre il sushi e porta in tavola sapori ancora sconosciuti al grande pubblico, Izakaya Luca si distingue per l’artigianalità dei suoi piatti e per l’impegno concreto verso una ristorazione più sostenibile, anche grazie alla scelta dell’erogatore d’acqua Hydra. Abbiamo avuto il piacere di farci raccontare la storia di questo locale direttamente da Gianluca.
Ciao Gianluca, raccontaci com’è nato Izakaya Luca.
L’idea nasce da lontano, da un lungo viaggio che ho fatto anni fa tra Canada, Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud. A Los Angeles ho studiato cucina giapponese con un maestro che mi chiamava semplicemente “Luca” – da lì il nome del ristorante. Tornato in Italia, ho deciso di aprire uno dei primissimi locali specializzati in ramen. Siamo partiti con un menù essenziale, quasi monotematico, che ci ha fatto conoscere e apprezzare, soprattutto nei mesi freddi. Poi è nata l’esigenza di ampliare il concetto: oggi Izakaya Luca è una vera e propria trattoria giapponese, con una proposta più ampia e variegata.

La tua è una cucina fortemente legata al Giappone, ma non solo al sushi. Perché questa scelta?

Perché il Giappone non è solo sushi. Anzi, per i giapponesi il sushi è un’occasione speciale, non il pasto quotidiano. C’è una grande varietà di piatti tradizionali che meritano di essere conosciuti. Noi lavoriamo con materie prime fresche, cucinate al momento. Niente surgelati, niente scorciatoie. E ci piace anche sperimentare: stiamo introducendo gli yakitori (spiedini giapponesi), le “korokke” (crocchette di patate giapponesi), l’okonomiyaki e altri piatti casalinghi. Il nostro menù è in continua evoluzione.
Qual è il piatto che meglio rappresenta Izakaya Luca?
Direi senza dubbio lo shoyu ramen. È una zuppa a base di brodo di carne (noi usiamo maiale e pollo), lasciato sobbollire per oltre 12 ore. Al brodo vengono poi aggiunti salsa di soia, spaghetti artigianali e vari topping come maiale arrostito, alga nori, germogli di soia, cipollotto, uovo marinato. È il piatto con cui ci siamo fatti conoscere.
Un giorno, un ragazzo giapponese che lavorava a Grugliasco, mi disse: “Questo potresti venderlo anche a Tokyo”. Non me lo dimenticherò mai.

Parliamo di acqua. Perché hai deciso di installare un erogatore Hydra nel tuo locale?
Per comodità, ma anche per una questione di sostenibilità. Prima usavamo casse di acqua in bottiglia: occupavano spazio, erano pesanti da trasportare e producevano una quantità enorme di plastica da smaltire. Il nostro locale non è grande, non abbiamo un magazzino capiente, e spesso ci trovavamo a gestire bottiglie ovunque. L’acqua erogata, invece, è fresca, buona e controllata. È stato un passaggio naturale.
Come hai conosciuto Hydra e come hanno reagito i clienti al cambio?
Ho conosciuto la realtà di Hydra cercando online. Avevo deciso che volevo passare alla spina e mi sono informato. Hydra mi ha convinto subito per il servizio completo che offre: erogatore in comodato d’uso, assistenza periodica, controlli sulla qualità dell’acqua ogni sei mesi. Paghiamo una quota mensile contenuta e abbiamo un impianto professionale, con tutte le garanzie del caso. Molto meglio che comprare un impianto da 3.000 euro e dover gestire tutto da soli.
Per quanto riguarda i clienti, hanno reagito molto bene. L’acqua è buona, leggera e servita in bottiglie serigrafate personalizzate che ci fornisce Hydra, comprese nel contratto. Molti clienti neanche si accorgono che è acqua alla spina. Altri ci fanno i complimenti per la scelta sostenibile. Nessuno si è mai lamentato del gusto, che anzi è equilibrato e privo di quel retrogusto di cloro che a volte si trova nell’acqua del rubinetto. Anche per noi è un risparmio in termini di fatica e tempo.

Pensi che gli erogatori diventeranno la norma nei ristoranti italiani?
Credo di sì. Anche se in Italia l’acqua in bottiglia è ancora molto diffusa, sempre più locali stanno facendo questa scelta. È una direzione quasi obbligata: le risorse non sono infinite, e se possiamo ridurre l’impatto ambientale senza compromettere la qualità, perché no?
C’è anche un discorso economico: l’acqua alla spina costa meno, richiede meno logistica e meno spazio. È una soluzione che ha senso sotto tutti i punti di vista.
C’è un legame tra la filosofia della tua cucina e l’uso dell’acqua Hydra?

Assolutamente sì: noi proponiamo piatti autentici, fatti con ingredienti freschi e attenzione al dettaglio. Non potremmo servire un’acqua scadente o dal retrogusto cattivo.
Hydra ci garantisce un’acqua controllata, buona e a km zero. È un’estensione della nostra idea di ristorazione: semplice, pulita, di qualità. E, cosa non da poco, sostenibile.
Cosa bolle in pentola per il futuro di Izakaya Luca?
Stiamo ampliando il menù con piatti nuovi, come gli yakitori di carne e pesce, crocchette giapponesi e forse, in futuro, anche un tocco di sushi. Non diventeremo un sushi bar, ma ci piacerebbe inserire una piccola selezione. Continuiamo a lavorare su una cucina fatta in casa, vera, lontana dagli stereotipi. E vogliamo crescere mantenendo la nostra identità.
Il nostro obiettivo è far scoprire a Torino che il Giappone è molto di più di ciò che si pensa.
Izakaya Luca non è solo un ristorante giapponese, ma un progetto che unisce autenticità culinaria e responsabilità ambientale. Grazie a Hydra, Gianluca ha trovato una soluzione pratica ed ecologica per gestire l’acqua nel suo locale, senza rinunciare alla qualità.
Se cercate un posto dove il ramen sa davvero di Giappone, e dove anche l’acqua racconta una storia di attenzione e rispetto per il pianeta, Izakaya Luca è una tappa obbligata a Torino.