Oggi abbiamo il piacere di parlare con Alessio Zirilli, proprietario della pizzeria Evò a Settimo Torinese.

Raccontaci la storia della pizzeria Evò

Evò Pizza Napoletana 2.0 nasce nel 2017 da un’idea mia. Prima ero un pizzaiolo dipendente, non sono nato imprenditore, ma ho fatto la gavetta in diverse pizzerie di Torino. Nel 2017, ho deciso di aprire la mia prima pizzeria a Rivalta di Torino, con un concept focalizzato principalmente sull'asporto e la consegna a domicilio. Le cose sono andate bene, e due anni dopo ho avuto l'occasione di rilevare un locale in cui mia moglie lavorava nei fine settimana. Era un’ex piadineria in Corso Francia, a Torino, e così abbiamo aperto il nostro secondo punto vendita. Il locale di Rivalta non è più attivo, l’abbiamo venduto l'anno scorso, ma abbiamo continuato con il marchio e la tipologia di pizza anche nel nuovo locale.

Nel 2022 abbiamo inaugurato un terzo punto vendita, sempre in zona Corso Francia, ma molto più grande. L’idea era di creare un locale ibrido, un po' self-service, in stile fast food con i vassoi, piuttosto che il classico servizio al tavolo. 

Nel 2023, però, si è presentata l’opportunità di partecipare a un bando comunale qui a Settimo. Mia moglie, che lavorava con l’associazione Casa dei Popoli, ci ha permesso di collaborare con loro per partecipare al bando e ottenere la concessione di una struttura. Quest’area, fino a pochi anni fa, ospitava il campo sportivo del Settimo Calcio, ma è stata riqualificata per creare un parco con giochi per bambini e attrezzi sportivi. Il bando prevedeva la costruzione di una struttura nuova, dove hanno abbattuto i vecchi spogliatoi e costruito un chiosco. Noi abbiamo partecipato con un progetto tecnico completo, che includeva, tra le altre cose, l’uso di un depuratore d’acqua per servire l’acqua ai clienti senza bottiglie di plastica, cercando di educare la clientela a un consumo sostenibile. Questo non era un requisito del bando, ma abbiamo voluto dare valore aggiunto al progetto, puntando alla sostenibilità sia economica che ambientale.

Come avete conosciuto Hydra?

Come faccio sempre, tramite ricerche su Facebook sponsorizzate o su Google. Avevamo già trovato un concorrente di cui preferisco non fare il nome, ma poi un mio referente della Metro di Moncalieri, che aveva Hydra, me l’ha consigliata. Mi ha dato il contatto di Nino, così l'ho conosciuto e gli ho spiegato cosa mi serviva. Ovviamente, ho controllato anche le recensioni. L'altro concorrente (Culligan), pur essendo molto famoso, aveva recensioni molto negative, soprattutto sul post-vendita. Per me, il servizio post-vendita è fondamentale: preferisco pagare di più, ma avere la certezza di un’assistenza efficace. Hydra aveva ottime recensioni, inoltre me l’ha consigliata una persona di fiducia, quindi ho scelto di affidarmi a loro.

Poco dopo aver installato Hydra al ristorante, l'ho fatto mettere anche a casa. Io e mia moglie volevamo passare all’acqua in vetro, ma questo comporta l’acquisto, il trasporto delle casse, che non sempre vengono consegnate fino a casa. Con Hydra abbiamo risolto il problema: l’acqua è buona e conveniente, e da quando lo abbiamo, produciamo meno della metà della plastica che accumulavamo prima. Ora mio figlio si diverte anche, per lui è un gioco schiacciare il pulsante e servirsi da solo un bicchiere d’acqua.

Se dovessi spiegare a un collega ristoratore perché scegliere Hydra, cosa gli diresti?

Secondo me, nel 2024 è assurdo che un ristorante usi ancora bottiglie di vetro, perché con un sistema come Hydra puoi avere acqua depurata. Nino mi ha spiegato che spesso pensiamo di bere acqua buona dalla bottiglia, ma non è sempre così, specialmente per quella in plastica. È assurdo che ancora oggi si crei tutta questa plastica, che non rientra completamente nel ciclo della raccolta differenziata. Per un ristorante, avere un depuratore d’acqua è quasi un obbligo.

Certo, ci sono ristoranti che guadagnano di più vendendo bottigliette, ma io, ad esempio, offro l’acqua gratuitamente ai clienti a pranzo. A cena, la faccio pagare, ma l’idea di guadagnare sull’acqua non mi piace. Per me, l'acqua è un bene primario che tutti dovrebbero avere. Se voglio guadagnare, posso farlo su altri prodotti, come le pizze o le bibite.

Se il tuo locale fosse un piatto, quale sarebbe?

 

Direi la “Fior di Patate”, una pizza con mozzarella fiordilatte, salsiccia, gorgonzola e patate viola. A differenza di altri locali che usano la patata gialla, noi usiamo quella viola, creando un effetto visivo particolare. È una delle pizze più vendute, per il gusto e per l’aspetto, che attrae i clienti.

Da cosa nasce il nome "Evò"?

Evò nasce dall’idea di unire tradizione e innovazione nella pizza. Abbiamo sempre puntato sull’asporto e la consegna, cercando di portare la pizza napoletana direttamente a casa del cliente. Per farlo, però, abbiamo adattato l’impasto per renderlo più croccante nel cartone, evitando il classico effetto gommoso della pizza napoletana durante il trasporto. Abbiamo scelto di usare forni a gas, che asciugano di più la pizza, e una tecnica di fermentazione “a freddo”, che rende l’impasto più digeribile e croccante.

La tecnologia ha giocato un ruolo importante nella tua attività?

Sì, sono sempre stato interessato alle nuove tecnologie. Nel 2018 ho fatto una consulenza con un’azienda di software per sviluppare un’app per le consegne e l’asporto. Mi hanno detto che ero pazzo a investire così tanti soldi, ma poi, con la pandemia, questa scelta ha dato i suoi frutti. Ora il 70% dei nostri ordini arriva tramite la nostra app, e raccogliamo i dati dei clienti, inviamo mail, e possiamo creare un’esperienza più personalizzata per chi ordina da noi.

Raccontaci una tua ricetta!

Certo! Oggi vi racconto la ricetta del Panuozzo napoletano!

Ingredienti
800 gr di farina 00
200 gr di farina manitoba
700 ml di acqua tiepida
30 gr sale fino
13 gr lievito di birra
40 gr di olio d’oliva

Farcitura  (personalizzabile)
Noi abbiamo usato:
30 gr di scamorza affumicata
q.b salsa bbq
30 gr di salsiccia

30 gr di mozzarella
20 gr di pomodorini secchi sott’olio
10 gr di cipolle caramellate
30 gr di salsiccia

Procedimento per l’impasto

Le due farine vanno mescolate in una ciotola. Il lievito deve essere sbriciolato e sciolto in un bicchiere di acqua tiepida prelevata dal totale, utilizzando quest’acqua per iniziare a mescolare l’impasto.
Aggiungere gradualmente il resto dell’acqua a filo, fermandosi un po’ prima se l’impasto risulta troppo appiccicoso; si deve ottenere una consistenza morbida ma lavorabile con le mani.
Incorporare il sale e l’olio e completare la lavorazione dell’impasto. Successivamente, dividere il composto in panetti di circa 200 grammi ciascuno e modellare dei filoni lunghi circa 20 cm.
Disporre i filoni ben distanziati su una placca da forno ricoperta di carta da forno. Lasciare lievitare con il forno spento e la luce accesa.
Dopo circa due ore, i panuozzi dovrebbero essere raddoppiati di volume. A questo punto, è necessario toglierli dal forno e preriscaldare il forno a 180°C. Una volta raggiunta la temperatura, infornare i panuozzi e cuocerli per 30 minuti, fino a quando risultano ben dorati.

Una volta sfornati, i panuozzi possono essere farciti a piacere con ingredienti come mozzarella, salumi, verdure o salse, secondo il proprio gusto.
Godetevi il panuozzo napoletano caldo e fragrante,che è perfetto per un’esperienza autentica e irresistibile!

Pizzeria evò – Torino

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